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Il personale Arteni.

Da una figura storica a un giovane commesso.

Dietro alla vendita di un capo esistono storie, conoscenze e qualità nascoste, spesso non evidenti a un primo sguardo.

Arteni punta da sempre a offrire il miglior servizio di assistenza agli acquisti: professionalità, competenza e sorriso sono i cardini su cui si poggia la figura del commesso Arteni.

Approfondiamo, insieme alle voci di due personaggi apparentemente distanti, ma sorprendentemente simili, le curiosità del lavoro di commesso. Un ruolo in prima linea, che regala grosse soddisfazioni a chi lo affronta con passione e voglia di imparare ogni giorno.

Marcello ha lavorato a fianco di Gianni Arteni per una vita, ci vorrebbe un’enciclopedia per raccontare tutti gli aneddoti e le esperienze passate in 36 anni di duro lavoro in negozio.

Federico, invece, è un giovane ragazzo che ha iniziato il suo percorso da Arteni un paio di anni fa, dopo aver interrotto una promettente carriera sportiva a causa di un infortunio. 

Marcello, Federico, avete iniziato a lavorare nel settore dell’abbigliamento in periodi molto lontani tra loro. Come avete affrontato i vostri primi passi da Arteni?

Marcello

Il mio primo incontro con Gianni e Sergio Arteni risale al 1986, quando mi chiamarono per offrirmi il ruolo di responsabile di Profili, un negozio di abbigliamento nel salotto buono di Udine, via Mercatovecchio. Dopo qualche anno, Arteni inaugurò l’attuale sede a Tavagnacco, un centro enorme per quell’epoca di cui il signor Gianni volle io fossi il responsabile. Dopo qualche titubanza, il signor Gianni mi convinse: “Caravaggi, se vuole farlo lei, bene. Altrimenti mi toccherà chiamare qualcun altro”.

Passare dall’avere sotto di sé una decina di persone, alla gestione di una marea di dipendenti è stato un grosso salto che mi ha inizialmente suscitato qualche timore, ma dopo qualche tempo ho capito quanto mi abbia fatto crescere personalmente».

Federico

«Una delle mie passioni, oltre al calcio, è sicuramente l’abbigliamento. E in Friuli, se dici abbigliamento, dici Arteni. Mando allora il mio curriculum, e dopo un paio di colloqui, mi trovo in reparto Uomo, dove sento subito di essere nel posto giusto per me: Flavio e Claudio sono stati i miei primi riferimenti: ogni giorno cercavo di rubare qualche piccolo segreto da loro, ma soprattutto osservavo l’approccio verso il cliente, il sorriso, l’educazione, la cordialità… il rapporto con i miei compagni di reparto mi ha aiutato molto nei primi mesi di lavoro, e oggi, soprattutto con i miei colleghi-amici Gianni e Omas, mi sento in famiglia».

Quando entrano da Arteni, molte persone dicono si sentirsi come accolti in una casa di famiglia. È davvero così? Che rapporto avete con la famiglia Arteni?

Marcello

«Il signor Gianni e il signor Sergio, e le loro famiglie, sono persone straordinarie. In tutti questi anni il nostro rapporto professionale si è evoluto in una sincera amicizia, questa è la cosa più importante che una vita da Arteni mi ha lasciato.

Dopo tanti anni di lavoro, mi ricordo, il signor Gianni mi chiese “Caravaggi, che ne dice se dopo tutto questo tempo, iniziamo a darci del tu?”. Ebbene, ho declinato gentilmente l’offerta tanto è grande il rispetto che nutro nei suoi confronti. 

Arteni è una famiglia con un enorme cuore, che ha sempre rispettato i dipendenti, aiutandoli in ogni necessità, sia professionale che economica. Hanno fatto della beneficenza sul serio, come davvero va fatta: senza dirlo ai quattro venti, ma con la consapevolezza del bene che si vuole fare». 

Federico

«Fin dall’inizio ho sentito di lavorare in un’azienda familiare, dove le persone e i rapporti umani hanno una grande importanza. Il mio rapporto con la dirigenza è molto umano, trasparente. Nei momenti in cui c’è stato bisogno sono sempre stato ascoltato. Infatti, c’è sempre uno spazio dove potersi confrontare e dove esternare le proprie considerazioni, dubbi, richieste. Questa apertura mi ha aiutato a crescere umanamente, oltre che nel mio lavoro».

Arteni punta da sempre molto sul servizio e sulla qualità della propria assistenza agli acquisti. Quali sono, secondo voi, le qualità che il perfetto commesso deve avere?

Marcello

Sono tante e non banali le doti che un commesso deve avere, ma come prima cosa ci tengo a dire di non prendere il lavoro del commesso come tappabuchi, come lavoro temporaneo e provvisorio. Come in ogni lavoro, bisogna avere la passione e la voglia di imparare giorno dopo giorno. Un bravo commesso, ad esempio, deve conoscere per filo e per segno il prodotto che vende, quello che rappresenta, come è stato creato… quando si compra un’auto, si vuol essere messi al corrente di tutte le caratteristiche tecniche della macchina. Bene, così deve essere anche per gli abiti. 

Un’altra dote importante è l’empatia: molto spesso i clienti cercano anche un sorriso, una buona parola, una chiacchiera spensierata; bisogna a volte essere anche un po’ psicologi…

Federico

È fondamentale sapere aver a che fare con tanti tipi di persone, entrare in sintonia velocemente e capire il modo di pensare di chi si ha di fronte. Personalmente ho la fortuna di avere sorriso naturale, e vedo che un sorriso dona serenità e spensieratezza. Secondo me questo fa la differenza nella fidelizzazione del cliente.

Queste sono doti naturali, che vengono spontanee, poi si possono rubare i segreti dei venditori più esperti, ma la buona qualità del rapporto con il cliente e l’empatia non si imparano. 

Chiudiamo con un pensiero al futuro. Quali sono le prospettive che intravedete nel percorso di Arteni nei prossimi anni?

Marcello

Auguro alle nuove generazioni di avere la stessa visione e lungimiranza del signor Gianni. Dal boom dei grandi centri, alle prevendite, fino all’e-commerce, Arteni è sempre stato precursore di importanti innovazioni nell’abbigliamento non solo in Friuli, non solo in Italia, ma in Europa! Non sa quante volte è stato guardato come un alieno da altri imprenditori del settore, ma il passare dei tempi gli ha sempre dato ragione. 

Spero che le nuove generazioni Arteni ne ereditino lo spirito, e consiglio loro di aggiungere nuove idee e visioni; sempre nella consapevolezza che tutto questo è stato costruito dal niente e con tre ingredienti principali: umiltà, passione e sacrificio. 

Federico

Personalmente spero di ritornare all’azienda quello che mi ha dato. Mi sento responsabilizzato, valorizzato e un giorno vorrei crescere insieme all’azienda ed essere una risorsa importante nel futuro di Arteni. 

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